giovedì 16 agosto 2018

Recensione: Sette minuti dopo la mezzanotte

Buon pomeriggio lettori, oggi vi propongo la recensione di una delle mie ultime letture: Sette minuti dopo la mezzanotte, libro nato dall’idea della scrittrice Siobhan Dowd, la cui morte prematura le ha impedito di portare a compimento l’opera, lasciandola nelle mani di Patrick Ness.
 
Trama: Una notte di luna e brezza leggera, il piccolo Conor si sveglia di colpo sentendo bussare alla finestra della sua cameretta. Terrorizzato, allunga l’orecchio per cogliere qualche rumore sospetto dal piano di sotto. Nulla. Sono passati sette minuti dalla mezzanotte. D’un tratto, sente chiamare il suo nome…
Conor è preso dal panico: potrebbe essere l’apparizione spaventosa che da giorni lo tormenta nel sonno, l’incubo che viene a trovarlo da quando sua madre ha iniziato le cure mediche. Invece, quando si fa coraggio e si sporge dalla finestra, trova ad attenderlo un mostro. Un mostro tutto particolare, però, senza artigli o denti aguzzi. È semplicemente un albero. Antico e selvaggio, una creatura che sembra uscita da un altro tempo.
Il mostro è pronto a stringere un patto con lui: nelle notti successive racconterà a Conor tre storie, di quelle che aiutano a uccidere i draghi che ognuno di noi nasconde nel fondo del proprio animo, storie che spingono ad affrontare le paure più grandi. Ma in cambio la creatura misteriosa vuole da lui una quarta storia, un racconto che deve contenere e proteggere la cosa più pericolosa di tutte: la verità.
Con la grazia struggente dei veri narratori, Patrick Ness dà vita a un romanzo sincero ed emozionante, che tocca il cuore del bambino che ognuno di noi è stato.
- Ho pensato di aver visto che mi guardavi prima, e ho pensato…
- Cos'hai pensato?
- Lascia stare - disse Conor, tornando a voltarsi verso casa.
- Hai pensato che forse sono venuto qui per aiutarti.
Il ragazzo si fermò.
- Hai pensato che potrei essere venuto per sconfiggere i tuoi nemici. Sterminare i tuoi draghi. Non è così?
Conor si voltò - Ma tu non vuoi far altro che raccontarmi delle storie - disse, e non riuscì a nascondere la delusione nella voce, perché era davvero così. L'aveva pensato. L'aveva sperato.
Il mostro s'inginocchiò e avvicino il suo viso a quello di Conor. - Storie che parlano di come ho sconfitto i nemici. Di come ho sterminato i draghi. Le storie sono creature selvagge e indomite, quando le liberi, chi può sapere quali sconvolgimenti potranno compiere?
Ho scoperto questo romanzo tanto tempo fa, penso alle medie. Un mio professore lo consigliò come lettura alla classe, ma io preferii leggere altro perché pensavo mi avrebbe spaventato. Crescendo, invece, pensavo di essere diventata troppo grande e che questo fosse un libro per bambini. Adesso che l'ho letto, posso dirvi che secondo me è tutt'altro per bambini. Mi viene da paragonarlo a Il piccolo principe: un libro la cui storia è apparentemente insensata e per bambini, ma che in realtà ha un significato molto profondo che si capisce solo da grandi.
Ma che cos'è un sogno Conor O'Malley?
Chi può dire che non sia un sogno tutto il resto?
Ho iniziato questo libro senza alcuna aspettativa, incuriosita però dalla trama. Come tipo di libro è però più personaggi che trama, ovvero non c'è una storia che ha un inizio e una fine, ma c'è il rapporto tra Connor e il mostro e ciò che prova il ragazzo nella situazione in cui si trova (a scuola viene bullizzato, la madre ha un cancro che peggiora ogni giorno di più, il padre è quasi totalmente assente nella sua vita...). Ha solo 13 anni, ma ne ha passate così tante che il mostro è l'ultima delle sue preoccupazioni, lo vede quasi come un gioco e non ha timore di sfidarlo.
Pensavo che le tre storie che il mostro racconta a Connor sarebbero state il fulcro della storia, invece mi sono resa conto che non è quello lo scopo: l'obiettivo è far ragionare Connor e portarlo a dire la verità. Il successo di questo libro è sicuramente dato dalla caratterizzazione di Connor che ci permette di percepire la sua rabbia, i suoi timori, le sue emozioni.
Che hai detto? chiese il mostro.Conor incrociò le braccia. «Ho detto: allora vieni a prendermi.»Il mostro tacque un istante, poi con un ruggito batté due pugni sulla casa. Il soffitto si curvò sotto i colpi, ed enormi crepe apparvero sui muri. Il vento invase la stanza, l’aria rimbombò di muggiti furenti.«Sbraita quanto ti pare» fece Conor, stringendosi nelle spalle e alzando appena un po’ la voce. «Ho visto di peggio.»

Questo libro mi è entrato dentro, o meglio, sono io a essere entrata completamente in questo libro e a essermi persa. Era da tanto tempo che non provavo una cosa del genere. Ci sono state delle parti, soprattutto alla fine, in cui la lacrimuccia era d'obbligo. Il rapporto che Connor ha con sua madre è incredibile. Lei c'è sempre stata per lui e adesso è convinto che tutto si sistemerà, che le cure funzioneranno e che la sua mamma tornerà ad essere quella di un tempo, ma sua madre sta sempre peggio ed è arrivato il momento che venga ricoverata in ospedale.
«Ecco il sorriso che io adoro» gli disse sua madre mentre afferrava il bollitore. Poi aggiunse, ostentando finto orrore: «Mi porterà alcune sue vecchie parrucche, ci credi?». Si carezzò la testa pelata con la mano libera. «Assomiglierò allo zombie di Margaret Thatcher.»
 Mi è piaciuto molto anche come è stato gestito il ruolo del mostro. Egli è sì un cantastorie, ma è anche una valvola di sfogo per Connor e l'unico che sembra farlo ragionare (anche se certe volte gli suggerisce dei comportamenti che in effetti non sono molto morali, mi riferisco a quando gli consiglia di distruggere tutto per dare sfogo alla sua rabbia, immaginatevi il macello che viene fuori). Ho trovata bella l'idea che il mostro si sia svegliato pochissime volte nella sua vita (mi sembra tre ma non vorrei sbagliarmi) e tra queste ci sia appunto quella in cui si è svegliato per "aiutare" Connor. Carino che per una volta abbiamo un mostro diverso dal solito dal punto di vista fisico, cioè non è il solito omone brutto, è semplicemente un albero centenario.
 

Desideravi solo la fine del dolore. Del tuo dolore. È il desiderio più umano che ci sia.






Non c'è sempre un buono, così come non c'è sempre un cattivo.
Per lo più c'è una via di mezzo.


Lo stile di Ness è davvero particolare, perché riesce a raccontare una storia devastante con toni delicati e dolci. E' qualcosa di devastante se si pensa che alla fine la storia è raccontata da un bambino. Penso alla me tredicenne e mi rendo conto che al posto di Connor io non avrei reagito come lui, non avrei avuto il suo coraggio e non sarei riuscita a sopportare tutto quello che ha dovuto affrontare. E' incredibile quanto intelligenza dimostri per la sua età.
- Come inizia questa storia?
- Inizia come tante altre storie: con un ragazzo, troppo grande per essere un bambino e troppo giovane per essere un uomo, e con un incubo.
In poche parole, definirei questo libro come una storia di coraggio e accettazione. Un romanzo all'apparenza molto semplice, ma che mescola incubo e realtà creando una storia che ti travolge completamente.
Arrivati a questo punto mi rendo conto che avevo ragione: questo libro fa paura. Ma non per la presenza del mostro o per le atmosfere inquietanti, semplicemente perché tratta tematiche presenti nel mondo contemporaneo che nessuno può affrontare (la separazione, l'essere invisibili, la malattia e la morte...).
Se dirai la verità, gli bisbigliò nell’orecchio il mostro, sarai in grado di affrontare qualunque cosa accada.
Non voglio dirvi altro perché è giusto che leggiate questo libro e vi facciate un'opinione vostra, anche perché non saprei cos'altro dire senza ricorrere a spoiler. Avrei voluto parlarvi in maniera più specifica della verità, ma per me è stata la sorpresa di tutto il romanzo e quindi non voglio rovinarvi il piacere di scoprirla da soli.
Questa recensione è stata difficilissima da scrivere e non credo di essermi espressa nella dovuta maniera, spero solo di avere reso l'idea.
Il mio voto finale per questo libro è:


 Avete letto questo libro? Cosa ne pensate?

1 commento:

  1. Ciaoooooo, accidenti che libro.. (qui la mia recensione).
    Sicuramente un’opera non facile e non per tutti. Mi è piaciuto molto e la cosa che forse ho preferito è stata la differenza tra la visione di Conor, infantile inevitabilmente che affronta il lutto come può, e quella del lettore, adulto, che invece capisce perfettamente cosa stia succedendo e prova quasi compassione per il lettore.
    Potente e struggente. E’ stato davvero difficile da leggere per il dolore che si porta dietro, ma nonostante ciò è allo stesso tempo splendido.
    Un abbraccio, Rainy

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